Il peso è l’unica determinante della salute?

In questo articolo fa abbiamo affrontato il discorso della forza di volontà, spiegando le basi neurobiologiche ed evoluzionistiche che dimostrano che i fattori coinvolti nella buona riuscita di un percorso alimentare sono tanti, e non sempre dipendenti dalla nostra coscienza.

Oggi volevo invece approfondire con te un discorso che mi sta particolarmente a cuore: le false credenze della cultura della dieta.

Ma facciamo un passo indietro. Cosa è la cultura della dieta?

Si riferisce a un insieme di credenze, pratiche, norme sociali e atteggiamenti che promuovono e sostengono il concetto che la perdita di peso e il controllo del peso corporeo siano di primaria importanza per la salute e il benessere. Questa cultura spesso enfatizza l'importanza di seguire diete rigide, restrittive e spesso inefficaci al fine di raggiungere un peso considerato "ideale" secondo gli standard sociali dominanti.

In questo costrutto, il successo personale e il valore individualepossono essere misurati in base alla capacità di raggiungere e mantenere un peso corporeo considerato accettabile o "sano" secondo i canoni sociali prevalenti. Questo può portare a una serie di conseguenze negative, tra cui disordini e disturbi alimentari, ansia, depressione, insicurezza corporea e un rapporto distorto con il cibo e il corpo.

La cultura della dieta può anche contribuire a perpetuare stereotipi e discriminazioni basate sul peso (quanto spesso le persone obese sono ritenute meno intelligenti, capaci e performanti? Troppo, purtroppo), promuovendo idee erronee riguardo alla correlazione tra peso corporeo e salute. Questo spesso porta a una mancanza di comprensione ed empatia verso coloro che non corrispondono agli standard di peso imposti dalla società.

È importante riconoscere che la cultura della dieta è dannosa e limitante, e molti professionisti negli ultimi anni stanno cercando di spostare l'attenzione verso un approccio più olistico alla salute che tenga conto dei molteplici fattori che influenzano il benessere complessivo di una persona, al di là del peso corporeo.

La definizione di salute è molto complessa, e non è legata solamente alla dieta e
all’esercizio fisico.

La cultura della dieta che spinge alla ricerca della magrezza ha creato una narrazione pericolosa sul controllo del peso (attraverso dieta e movimento) quale strumento imprescindibile per il raggiungimento di uno stato di salute.

L’OMS invece definisce la salute come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” che comprende moltissimi aspetti.

  1. Salute fisica: comprende il funzionamento ottimale del corpo, una sensazione di benessere generale, la gestione delle malattie e delle condizioni mediche, il riposo adeguato e l'assenza di dolore fisico.

  2. Salute mentale: la capacità di gestire lo stress, le emozioni e alcuni problemi di salute mentale come l'ansia e la depressione. La salute mentale implica anche una buona autostima, la capacità di mantenere relazioni sane e il raggiungimento di uno stato di equilibrio emotivo.

  3. Salute emotiva: la capacità di esprimere e regolare le emozioni in modo sano, di creare connessioni sociali significative, di avere un senso di appartenenza e di sentirsi soddisfatti e realizzati nel proprio percorso di vita.

  4. Benessere sociale: la qualità delle relazioni interpersonali, il sostegno sociale, l'inclusione nella comunità e la partecipazione a reti di supporto.

  5. Ambiente fisico e sociale (importantissimo!): l'accesso a un ambiente sicuro e salutare, risorse economiche adeguate, giustizia sociale ed equità, nonché la tutela dell'ambiente naturale.

Il peso e il BMI (indice di massa corporea) vengono patologizzati dalla cultura della dieta, senza prestare ascolto ai reali bisogni della persona e senza esplorare a 360 gradi tutti gli indicatori di salute per un inquadramento completo.

Spesso le persone con un peso elevato non vengono ascoltate dai propri professionisti sanitari allo stesso modo dei pazienti “normopeso”, ma liquidate con le raccomandazioni sul controllo del peso come se quest’ultimo fosse la radice di tutti, ma proprio di tutti i mali. Ciò ha delle profonde ripercussioni sul loro reale stato di salute psicofisica e può essere causa di ritardi diagnostici e terapeutici.

Ci tengo a specificare che il peso naturale di una persona dipende da una serie di fattori fisici, genetici, ambientali e comportamentali. In primis, i geni giocano un ruolo significativo nel determinare la predisposizione di una persona al peso corporeo. Gli individui possono ereditare determinati tratti genetici che influenzano il metabolismo, la distribuzione del grasso corporeo e altri fattori correlati al peso. Sappiamo anche che la quantità di massa muscolare, tessuto adiposo e altri tessuti corporei sono importantissimi. Le persone con una maggiore percentuale di massa muscolare infatti tendono ad avere un metabolismo più attivo e possono bruciare più calorie rispetto a coloro che hanno una maggiore percentuale di grasso corporeo.

Infine, ma non per ordine di importanza, l'accesso a cibo sano, le abitudini alimentari familiari, il livello di stress, l'educazione e il reddito possono influenzare il peso corporeo. Le persone che vivono in ambienti con accesso limitato a cibo sano o che affrontano condizioni socio-economiche svantaggiate possono essere più a rischio di obesità o sovrappeso o anche di disturbi del comportamento alimentare che portano ad eccessiva magrezza.

Una persona “magra” non è necessariamente più sana di una persona sovrappeso, che a sua volta può vivere in un ambiente più positivo, stimolante, affettivo e quindi “scalare” la cima della montagna della definizione di salute.

Con questo non voglio dire che il peso non debba più essere considerato e che non ci si debba preoccupare quando è presente un sovrappeso o un’obesità. Dico piuttosto che bisognerebbe indagare il PERCHE’ si è raggiunta quella condizione, e lavorare contemporaneamente su tanti fronti, non solo quello dell’alimentazione (men che meno con una dieta restrittiva, che fallisce nell’80% dei casi… di pari passo con la diminuzione della forza di volontà).

I corpi delle persone non devono essere più il teatro di giudizi e pregiudizi e sono validi non perché sono grassi o magri, abili o disabili, sani o malati, sono validi per il solo fatto che esistono,
e per questo meritano rispetto.

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La fame emotiva non è solo una questione di forza di volontà